giovedì 20 ottobre 2011

12 0ttobre " GIORNO DELLA RESISTENZA INDIGENA"



Oggi si commemora la resistenza indigena, una celebrazione che sostituisce il giorno della razza, quella strana definizione che suggerisce la supremazia di una razza umana superiore ad una altra, quella degli abitanti del nuovo mondo.
La  Resistenza Indigena dà una nuova lettura alla scoperta dell' America in 1492 , parla della leggenda Negra, una storia mai raccontata.
L'incontro dei due mondi rappresentano un'odissea appassionante e crudele, la memoria nativa fu falsata, ignorata e annientata per la asimmetria traumatica che significò l'incontro con l'Europa. Per Don Cristoforo gli indigeni erano soltanto un foglio bianco che attendeva la scrittura di Spagna e di Cristo, facevano parte della flora e della fauna all' interno dei suoi appunti suoi luoghi. In questo contesto di cambiamento, la proposta di modificare il significato di questo evento storico fu celebrata in Caracas per la prima volta e seguita con entusiasmo dai popoli originari, dalla terra del fuoco fino al Canada, riscatta profondamente la cultura indigena e si sostituisce nella memoria aborigena come una commemorazione che avanza verso il miglioramento e la speranza in una reale trasformazione della errata visione eurocentrica, imposta con la violenza della spada fino a diventare un inopportuno omaggio sia alla tumultuosa "Hispanidad" di Castiglia che all’ avventuriero ammiraglio genovese Don Cristoforo Colombo.

Il 12 ottobre riconosce e riafferma la nostra identità indigena e americanista a favore dell’unità, della diversità culturale e umana. Rivendica le nazioni originarie del nuovo continente innalzando gli  apporti delle culture di Africa, Asia, Europa  che oggi conformano la realtà  di Latinoamerica.
Il Giorno  Della Resistenza Indigena commemora con uno spirito di apertura, il  dialogo fra civiltà, la pace e la giustizia  fra tutti i figli della grande Pachamama.

LE AMERICHE: fonte inesauribile di risorse umane ed economiche per un’Europa aggressiva, invasiva, affamata di terre e di nuovi sbocchi economici.
La parte nord del continente americano era già conosciuta dagli Islandesi  sin dal primo millennio dell’era cristiana. Ma il vero dominio europeo sulle Americhe inizia il 12 ottobre 1492, quando  Colombo sbarca su un’isola delle Bahamas dichiarandola proprietà dei re Ferdinando ed Isabella di Spagna. Da questo momento l’avanzata degli spagnoli verso ovest e verso sud non conosce sosta. Con il trattato di Torresillas del 1494 le nuove terre vennero divise tra Portogallo e Spagna, patto che provoca la reazione di tutte le altre potenze europee. Gli inglesi iniziano le esplorazioni per conto di Re Enrico VII, che assolda il navigatore italiano Giovanni Caboto: in breve tempo la bandiera inglese sventola su gran parte degli attuali Stati Uniti, lasciando dietro di sé fiumi di sangue Indiano Navajo, Sioux, Apache e di tanti altri popoli. Le truppe consegnano le terre conquistate direttamente ai coloni e al loro seguito. Così diede inizio  il fenomeno della colonizzazione. Le compagnie commerciali Britanniche e Spagnole  godevano di forti esenzioni dalle imposte poiché  erano preziose alleate nella formazione del “Triangolo del Commercio”, struttura economica costruita sulle sofferenze di  "Indios e Negros". Le potenze del vecchio continente producevano tessuti, armi e cianfrusaglie da inviare in Africa; lì  venivano scambiate in “merce umana” da rinviare nel mondo Novo  attraverso i negrieri arabi e portoghesi, infine dall’America, arrivavano in Europa le materie prime, i prodotti agricoli e le risorse minerarie. Il triangolo portava un triplice guadagno all’industria europea: venivano acquistati gli schiavi con prodotti fabbricati da aziende commerciali e poi venivano rivenduti ai coloni delle Americhe, generando una fortissima rendita; infine, il frutto del lavoro schiavo veniva commercializzato ulteriormente in Europa, aumentando ancora una volta il lucro. Fino al 1750 non esisteva in tutto il vecchio continente  una sola grande città che non fosse direttamente legata al commercio triangolare. I guadagni ottenuti finanziarono la Rivoluzione industriale che determinò la ricchezza ed il potere europeo. Dietro l’invasione alle Americhe, ai massacri, ai trattati firmati e non rispettati, alla brutalità della schiavitù, dietro tutta questa ingiustizia si nascondeva  il poderoso impulso generato da un sistema economico, quello "CAPITALISTA", basato sull’individualismo e la proprietà privata. Uno sviluppo  moralmente ambiguo giacché  si fonda sul possesso con ogni mezzo; sterminio di interi popoli, sfruttamento e spoglio delle risorse offerte dalla natura. Un metodo  economico e sociale esattamente opposto a quello degli abitanti originari delle nuove terre: “ Se fossimo stati in grado di acquisire un simile rispetto per la natura e per i propri simili, avremmo potuto eternamente disporre di inesauribili ricchezze ed una pace che sarebbe durata per sempre” (John Collier, colonizzatore inglese, riferendosi agli indiani). Conclusa  l’epoca  della schiavitù, la storia non cambia di tanto; nei vari paesi Latinoamericani commercianti e latifondisti favoriscono la creazione di una  classe operaia e campesina  dedita alla costruzione di ferrovie, strade e porti per facilitare l’esportazione verso il vecchio continente di prodotti agricoli e minerari. Il neocolonialismo non si fonda più sulla schiavitù legalizzata, ma sullo sfruttamento dei lavoratori, sottoposti a condizioni esistenziali disumane, senza alcuna attenzione ai problemi della salute, della famiglia, del riposo. Oggi le multinazionali sostituiscono le compagnie commerciali coloniali, ma l’obiettivo resta lo stesso, quello  di continuare a sfruttare al massimo la terra e la gente per sostenere  il credo a cui si è inginocchiato tutto il sistema imperialista : il profitto. A costo della vita di milioni di persone.

H. ANTONI CARVAJAL

SANGREDEAMERICA.ORG – SANGRE DE AMERICA TV

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